Continuano a dirmi che fuori dalla comfort zone succedono un sacco di cose belle, e io sto iniziando a crederci.
Ci ho messo del tempo per capire VERAMENTE cosa fosse questa dannatissima comfort zone, facevo un po’ fatica a concepire per quale strano motivo dovessi uscirne. Suvvia, chi vuole realmente spostarsi da un posto comodo, sicuro e conosciuto? Risposta: chi si annoia facilmente o chi semplicemente riconosce che quel luogo potrebbe diventare una trappola.
La comfort zone ha un nome e un aspetto rassicurante, mi ricorda il mio divano con annessa copertina di Linus, un luogo che mi fa sentire bene. Non so se è capitato anche a voi di passare quelle domeniche lente, quando magari piove, dove si riduce al minimo ogni movimento, si elimina qualsiasi contatto con il mondo esterno e ci si istupidisce davanti a qualche serie tv o si pigreggia con un buon libro. Giornate del genere sono assolutamente piacevoli, soprattutto in momenti di grande stress e fatica ma, come dice Mary Poppins, “il troppo stroppia”. Pensare di passare la vita spiaggiati su un divano, per quanto comodo, non credo che sia il desiderio di nessuno. Se allarghiamo un po’ di più la nostra visione è molto chiaro che quel divano è la metafora della nostra routine quotidiana. Io sono una persona abbastanza abitudinaria, mi piace avere i miei rituali giornalieri da seguire, avere l’agenda ben ordinata e un chiarezza mentale che mi permette il controllo delle cose.
Uscire dalla zona di comfort non è sempre facile e a volte nemmeno necessario, se diventa una forzatura o uno stress troppo grande allora è il caso di dire ANCHE NO; ma se il divano comincia a diventarti stretto, e ti viene il mal di schiena e non sai più in che posizione stare… allora è il momento di darsi una mossa! Immaginiamo di essere seduti comodi comodi sul nostro divano ma ad un certo punto sentire il bisogno di, che ne so, mangiare una pizza! Non ci sono alternative, da quel divano ci dovremo alzare (anche solo per aprire la porta al ragazzo di Just Eat che ci consegna la cena a casa). La cosa importante è capire quanto vogliamo uscire dalla nostra zona di comfort e quanto l’obiettivo che vogliamo raggiungere è importante per noi: più è fondamentale il traguardo da tagliare più saremo invogliati a “fare cose” e correre dei rischi.
La comfort zone non è un mostro da cui scappare a tutti costi, ma è uno spazio che può essere allargato (o ristretto), arredato, e cucito su misura per noi. Aumentare il raggio di azione del nostro ambiente di sicurezza ci aiuta ad affrontare meglio lo stress della vita, ci aiuta a migliorare la nostra autostima e, cosa più importante, molto spesso ci fa divertire un sacco. Ognuno di noi ha dei parametri molto personali per giudicare quello che è facile o difficile da fare, ecco perché non esiste un libretto di istruzioni per tutti. Ci sono però alcune regole di base che si possono applicare a tutte le situazioni:
- Identificare l’obiettivo che vogliamo raggiungere
- Capire quanto è davvero importante per noi raggiungere quell’obiettivo
- Trovare gli step intermedi che possono aiutarci a raggiungere l’obiettivo finale
- Fare il primo passo
Domenica scorsa ho partecipato alla Monza Power Run, una corsa di 5 km un po’ folle con ostacoli di varia natura, che era sicuramente qualcosa che stava fuori dalla mia zona di comfort. L’anno scorso avevo rifiutato l’invito della mia amica che voleva partecipare, ma quest’anno ho deciso di provarci.
Perché? Perché fino a 3 anni fa non facevo nessun tipo di sport, poi ho cominciato ad andare in palestra (comfort zone un po’ più larga), poi ho cominciato ad integrare con la corsa (comfort zone ancora più larga), poi ho cominciato a fregarmene un po’ di quello che pensavano gli altri (botta incredibile di allargamento della comfort zone) e alla fine mi sono detta “Perché no?”. Prima della partenza ero abbastanza terrorizzata (ma solo da mezz’ora prima della gara in poi…) e continuavo a chiedermi se ci sarei riuscita, poi appena è scattato il verde della partenza ho cominciato a sorridere e tutto è stato più naturale e semplice del previsto. Alcuni ostacoli li ho saltati, alcuni mi hanno un po’ rallentato, ma sono arrivata fino alla fine!
Ora immagino la mia zona di comfort come un albero, dove ogni anno il tronco si allarga un pochino, aggiungo un anello e divento più grande, sono sicura che più andrò avanti e più ci starò comoda!