Sabato scorso sono finalmente partita per il viaggio in USA, 3 settimane on the road tra California, Nevada, Utah e Arizona. La sveglia alle 4 e le 12 ore di volo fino a Los Angeles + jet lag diciamo che mi hanno un po’ massacrato; la botta finale è arrivata con il viaggio in pullman di 7 ore fino a San Francisco in compagnia di qualche pinguino (in questo paese hanno qualche problema con la regolazione dell’aria condizionata).
San Francisco è la città più europea della California, con un clima decisamente fresco e ventoso. Come al solito abbiamo girato la città quasi tutta a piedi, con un piccolo errore di valutazione delle distanze: il risultato è stato percorrere 20 km al giorno vedendo solo alcuni quartieri. La zona di Mission è sicuramente la più affascinante e meno turistica; è un quartiere latino pieno di murales, colori e personaggi bizzarri. Abbiamo poi fatto poi il “classic tour” di San Francisco: pranzo a base di granchio al Fisherman’s Wharf, S.F. Moma, Cable Car Turnaround, giro sul tram di Milano trapiantato in USA e Golden Gate (un po’ troppo avvolto dalla nebbia, purtroppo).
La tappa seguente doveva essere lo Yosemite National Park ma, causa Ferguson Fire con conseguente chiusura del parco, abbiamo dovuto cambiare i piani e abbiamo deciso di guidare lungo la costa fino a Monterey, un piccolo paesino che si affaccia sull’oceano. Qui abbiamo preso una barca per un’escursione di 3 ore per andare a vedere la balene e i delfini. Essere fermi in mezzo all’oceano in attesa di vedere enormi musi che spuntano dall’acqua per poi ricadere sollevando mille spruzzi è stato emozionante!
Dopo i primi giorni di freddo (e non per colpa dell’aria condizionata) nel nord della California abbiamo cominciato a scongelarci andando verso il Sequoia Park. Entrare in questa foresta di giganti è impressionante, alzando lo sguardo per cercare le cime delle sequoie ho provato un senso di vertigine e mi sono davvero sentita una lillipuziana. La cosa che mi ha più colpito arrivando al Sequoia è stato il profumo degli alberi e il colore dei tronchi che sembrano quasi arrugginito dal tempo.
Lasciato il Sequoia siamo partite alla volta di Las Vegas, con le sue assurdità e i suoi eccessi. Qui l’unica cosa che si può fare è lasciarsi trascinare dalla follia della città e andare a scovare i casinò e i negozi più kitsch e incredibili. Da non perdere le montagne russe al New York New York, un vero concentrato di adrenalina all’interno del casinò. Las Vegas è divertente e inquietante allo stesso tempo, non sono ancora riuscita a decidere se mi piace o no!
Con gli occhi pieni del mondo finto di Las Vegas ci siamo poi dirette al Bryce Canyon, dove ad accoglierci abbiamo trovato freddo e pioggia! Pensare positivo ci ha aiutato a far uscire il sole e a regalarci una camminata meravigliosa in mezzo a camini di roccia arancioni, rosa e bianchi. La discesa del Navajo loop toglie il fiato, la sensazione è quella di essere inghiottita dalle pareti di roccia che cambiano continuamente colori a seconda della luce. Il Bryce Canyon è accessibile anche di notte così, dopo una cena a base di ottima carne (l’unica cosa che gli americani sanno cucinare davvero bene), abbiamo ripreso la macchina e siamo andate a goderci lo spettacolo delle stelle. A parte i fari delle auto dei turisti, il Bryce Canyon è completamente al buio, e per completamente al buio intendo dire che la sensazione è quella di aver perso la vista! Ma se alzi lo sguardo verso il cielo si vedono un milione di stelle, enormi, brillanti, ti sembra di poterle toccare da tanto sembrano vicine. Ho fatto scorta di desideri grazie alla quantità di stelle cadenti che ho visto in una sola serata! Il viaggio continua…