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Emozioni e cucina: Gezelligheid

L’anno scorso ho comprato un libro molto interessante che mi era stato consigliato durante una lezione di master, l’atlante delle emozioni umane di Tiffany Watt Smith. Il sottotitolo è irresistibile: “156 emozioni che hai provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai”, mi piace il focus sulla consapevolezza! 
Per prima cosa non pensavo che le emozioni potessero essere così tante, di alcune mi sono resa conto che non hanno esattamente il significato che pensavo io, altre semplicemente non le conoscevo. La cosa interessante di questo libro, oltre a dare una definizione chiara e con esempi concreti delle più comuni emozioni, è quello di cercare di spiegare anche quelle che esistono in diverse culture e quindi, solitamente, non hanno una precisa traduzione nella nostra lingua.

Emozioni, queste innominate!

Su tutte le 156 emozioni però ho una certezza, nonostante molte non le abbia mai provate sulla mia pelle, le so riconoscere, o almeno intuirne il significato anche se non precisamente. Diciamo che è qualcosa che sento di avere nel mio DNA ma a cui non ho mai fatto caso o che non ho mai nominato.
Nominare le cose è un’azione tanto semplice quanto dimenticata nella nostra quotidianità, è da questa superficialità nel definire le cose che nascono i fraintendimenti, i problemi di comunicazione e le discussioni. Sembra incredibile come le emozioni siano state “inventate” abbastanza recentemente come spiega la Smith nell’introduzione: “Nessuno poteva davvero dire di provare un’emozione fino al 1830 circa. Quello che si provava aveva altri nomi – “passioni”, “accidenti dell’anima”, “sentimenti morali” – e quando si trattava di stabilirne la causa venivano offerte teorie e spiegazioni lontanissime dalla maniera che abbiamo, oggi, di intendere le emozioni.”
Ovviamente definire precisamente un’emozione è qualcosa di particolarmente difficile, poiché è intangibile ed estremamente soggettiva.

Emozioni e cibo

Chi mi conosce sa che la cucina è una mia grande passione: mi piace sperimentare, pasticciare, impastare, per me è una forma di meditazione e di connessione con me stessa. Cucinare è qualcosa che mi rilassa e mi permette di esprimere amore per le persone a cui sto preparando il cibo (negli anni ho imparato a farlo anche per me stessa, prima facevo fatica a capire che me lo meritavo, ma questa è un’altra storia). La connessione tra quello che proviamo e quello che mangiamo è fortissima, ci sono profumi e sapori che solo a pensarli ci fanno scattare una serie di ricordi e sentimenti incredibilmente vividi. I profumi poi, penso siano tra gli stimoli più potenti al mondo per il nostro cervello. Non a caso si parla sempre più spesso di “comfort food”, ovvero quei cibi che associamo alla nostra infanzia, che ci danno sicurezza e che sono un’ottima strategia per addolcire i sentimenti negativi.
Per questo motivo, una volta al mese qui sul blog, vorrei raccontarvi un’emozione che mi ha colpito particolarmente, e vorrei raccontarla con le parole e con una ricetta a cui associo quello stato d’animo.

Gezelligheid

Iniziamo con una parola danese che esprime il concetto di comodità e accoglienza, un po’ l’equivalente del termine inglese “cosy”. Gezelligheid deriva da “gezel” che significa compagno o amico e viene usata per indicare la sensazione fisica di convivialità, intimità o lo stato emotivo di sentirsi abbracciati e confortati.
Viene generalmente usata per descrivere una situazione sociale e rilassata. Può anche indicare il tempo trascorso con la famiglia o con gli amici e la condivisione che dà alle persone una sensazione di calore.
Un tratto comune a tutte le descrizioni di gezelligheid è la percezione generale e astratta di benessere individuale che viene condivisa con gli altri. Tutte le descrizioni coinvolgono un’atmosfera positiva, un flusso che intensifica in modo favorevole l’esperienza personale individuale e, in un modo o nell’altro, corrisponde a contesti sociali.

Soufflé all’arancia…nelle arance

Per rappresentare questa emozione ho scelto il soufflé all’arancia, per prima cosa perché è un dolce caldo e poi perché è un piatto che viene bene solo se si prepara per almeno 4 persone (anche 2… ma 4 è meglio!). Il soufflé non si può riscaldare, va fatto e mangiato immediatamente, per questo è perfetto per una serata di convivialità; esprime il calore e la magia di un preciso momento, quello dello stare bene insieme.

INGREDIENTI per 4 persone:

  • 4 ARANCE grosse non trattate a buccia spessa
  • 25 g di BURRO
  • 1 cucchiaio da cucina di FARINA
  • 25 g di ZUCCHERO SEMOLATO
  • 2 ALBUMI
  • ZUCCHERO A VELO per decorare

 

RICETTA:

  1. Lavate bene le arance e asciugatele, tagliate la calotta superiore e svuotatele raccogliendo succo e polpa in una ciotola. Io uso un coltello per togliere il grosso (attenzione a non tagliare la buccia sotto!) e poi un cucchiaio per eliminare gli ultimi residui. Asciugate con della carta da cucina l’interno le bucce, rivestitele esteriormente con un po’ di alluminio facendo una specie di ciotolina per evitare che rotolino per il forno.
  2. Schiacciate e passate al setaccio il contenuto delle arance tenuto da parte e raccogliete tutto il succo, in totale ne serviranno 200 ml.
  3. In un pentolino fate fondere il burro, toglietelo dal fuoco e aggiungete la farina (mescolando in fretta per non fare grumi), lo zucchero e, poco alla volta, il succo d’arancia. Mescolate bene fino ad ottenere un composto liscio, rimettete tutto sul fuoco a fiamma bassa e, continuando a mescolare, fate addensare la salsa, quindi spegnete e lasciate raffreddare.
  4. Accendete il forno a 200°. Montate a neve gli albumi e aggiungeteli alla salsa fredda.
  5. Riempite le bucce di arancia per tre quarti (non troppo se no il soufflé straborda), sistemateli con le ciotoline di alluminio sulla leccarda del forno e fate cuocere per mezz’ora.
  6. Decorate ogni souffle’ con zucchero a velo e servite immediatamente.

Consigli: Quando ho gente a cena preferisco preparare tutto con anticipo in modo da poter stare a tavola con loro e non ai fornelli. Questo è un dolce da preparare al momento ma una parte può essere fatta con anticipo, come svuotare le arance e fare la salsa (che avrà il tempo di raffreddarsi). All’ultimo momento basterà montare gli albumi, mescolare tutto e infornare.

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