Sono una persona abitudinaria e avere una routine giornaliera da seguire, con flessibilità, mi regala tranquillità e sicurezza. Ma, ovviamente c’è un ma… ho sempre avuto qualche problema con l’inizio della giornata, non riesco a trovare la morning routine che fa per me. Ho ben chiaro il fatto che mi è utile ad iniziare al meglio, ma faccio davvero fatica a seguirla. L’autunno, quando i giorni si fanno più freddi e scuri, per me significa perdere le energie e scivolare nella pigrizia. Iniziare la mattina in modo lento e piacevole spero possa dare al mio corpo e alla mia testa il giusto ritmo per affrontare il resto della giornata, per non procrastinare e soprattutto per non essere fastidiosamente lamentosa e intollerante verso il resto del mondo.
Avere una serie di rituali mattutini sembra essere qualcosa che aiuta molto il nostro equilibrio psicofisico; dico “sembra” non perché non mi fidi, ma perché non sono riuscita a mantenere questa abitudine in maniera costante per capirne a fondo i benefici. Di morning routine se ne è parlato in lungo e in largo a partire dalla Miracle Morning di Hal Elrod, alla Eat the Frog Morning ispirata da Mark Twain. Una mia cara amica qualche giorno fa mi ha segnalato Madeleine Dore che, con il suo bellissimo progetto Extraordinary Routines, ci racconta le abitudini di “artisti, scrittori, designer e illustratori per scoprire l’intersezione tra creatività e imperfezione”. Ho letto alcune delle interviste che Madeleine ha pubblicato e sono stata particolarmente colpita da due fattori:
- Ogni persona ha una routine differente: quindi non ne esiste una “giusta” o “sbagliata”, esiste semplicemente quella che funziona per noi.
- Avere (e mantenere!) una morning routine è maledettamente difficile!
Parto dal presupposto che per iniziare bene la giornata dovrebbe servire (uso sempre il condizionale) un mix di: meditazione, scrittura, esercizio fisico, lettura e pianificazione. Quasi tutto il pacchetto ha sempre fatto parte, in maniera randomica e incostante, della mia mattina; ora voglio riordinare e semplificare le varie attività per trovare una quadra. Mi sveglio naturalmente abbastanza presto, quindi ho deciso di occupare in questo modo le ore che mi separano dall’inizio della giornata lavorativa:
- Ore 6.00: sveglia e 5 minuti di concentrazione sul respiro. Ho un rapporto conflittuale con la meditazione, di qualunque tipo. Visto che l’obiettivo è quello di partire da piccoli passi ho deciso di prendermi 5 minuti (so già che mi sembreranno tantissimi) per focalizzarmi sulla respirazione, che è la forma più basica di meditazione che conosco.
- Ore 6.05: pagine del mattino. L’abitudine delle pagine del mattino è iniziata insieme al master in coaching; buttare giù di pancia 3 pagine di pensieri per sgarbugliare le idee notturne è qualcosa di faticoso ma estremamente liberatorio. L’ho fatto con regolarità fino alle vacanze estive, tornata a settembre questa abitudine è diventata saltuaria ma è una di quelle che voglio recuperare.
- Ore 6.30: stretching. Non mi dispiace in generale andare a correre o fare allenamento…ma non la mattina, soprattutto in inverno! Mi sono forzata a fare questa cosa una marea di volte con risultati abbastanza terribili. Il compromesso di una decina di minuti di stretching e risveglio muscolare mi sembra ok, non è troppo faticoso ma mi aiuta ad aumentare la flessibilità e a prevenire eventuali doloretti dovuti al fatto che non ho più 20 anni.
- Ore 6.45: esercizi di spagnolo. All’inizio dell’anno mi sono messa in testa che volevo imparare una lingua nuova e ho scelto lo spagnolo; ho scaricato Duolingo, un’app molto efficace, e da gennaio faccio 10-15 minuti al giorno di esercizi. Farlo la mattina mi risulta più facile e piacevole.
- Ore 7.00: mi preparo per uscire.
- Ore 7.15: passeggiata col cane. Il giro mattutino con Nanà fa parte di me ormai da quasi 14 anni, mi piace sentire l’aria fresca e vedere il mio quartiere che si sveglia. Grazie al cielo il mio cane mi assomiglia e detesta la pioggia quindi, quando il tempo è orribile, è lei la prima a guardarmi con occhi imploranti di fare veloce e tornare indietro.
- Ore 7.45: colazione e notizie. Fare colazione è una cosa che da piccola detestavo, ma di cui ora non posso più fare a meno. Sedermi in cucina a mangiare yogurt con granola e frutta, o il porridge o una fetta di torta fatta in casa mentre leggo quello che succede nel mondo, è qualcosa che mi rilassa e mi ricarica.
- Ore 8.15: controllo della to-do-list. Da brava organizzatrice seriale non può mancare il mio quarto d’ora di controllo delle cose da fare e pianificazione della giornata.
La sfida di novembre sarà mettere in atto questa routine che mi sono costruita; lo dichiaro pubblicamente perché prendere un impegno con il mondo ci aiuta a mantenerlo più facilmente piuttosto che prometterlo solo a noi stessi. La credenza popolare dice che servono almeno 21 giorni per introdurre una nuova abitudine ma, come ci ricorda Jason Selk in questo articolo su Forbes, in realtà non esiste una formula magica. Diciamo che 21 giorni sono il minimo sindacale per capire se quel tipo di abitudine può funzionare per te. Io inizio con “un mese di prova”, sperando di riuscire poi a mantenere la routine nel tempo, vi aggiornerò alla fine di novembre per farvi sapere come è andata; per dirla alla Barney Stinson… CHALLENGE ACCEPTED!