Secondo giorno a Madrid, mi accorgo sempre di più di quanto ho bisogno dei miei tempi per assaporare e assimilare le cose. Stanotte la mia compagna di stanza non è tornata e quindi ho avuto la camera tutta per me. È tornata stamattina, dopo che mi ero già lavata e vestita ed ero pronta a testare la colazione dell’ostello (un po’ titubante dopo la precedente esperienza). Il bar è molto carino, e la qualità è nettamente superiore a quella di Parigi ma non posso considerarla una vera e propria colazione. Si, lo ammetto, su questo (e non solo) sono davvero una rompiscatole… quindi domani andrò a cercarmi un posto serio per cominciare la giornata.
Dopo aver preso lo zaino e aver lasciato la mia compagna di stanza rintanata a dormire sotto le coperte, sono uscita nell’aria frizzante e soleggiata di Madrid!
Prima tappa la Stazione di Atocha, al cui interno si trova un giardino botanico con piante tropicali. Il giardino è stato costruito dopo il terribile attentato del 2004, ora nella parte dei binari dismessi, sotto l’antica tettoia creata alla fine dell’Ottocento da Alberto del Palacio Elissagne con la collaborazione di Gustave Eiffel, si apre una piccola fetta di paradiso verdeggiante. L’effetto è molto suggestivo anche se le povere piante e le sventurate tartarughe (si, esatto, tartarughe) non sembrano proprio felici di essere rinchiuse lì dentro.
Mi sono diretta poi verso il Parque de el Retiro, volevo sfruttare la bellissima giornata che nel frattempo si era fatta anche caldina. Il Parco è enorme, pieno di angolini per rilassarsi, panchine, alberi; c’è anche una bellissima area fitness all’aperto con panche per addominali, barre per trazioni e c’era un sacco di gente che si allenava.
Al centro del parco c’è il Palazzo di Cristallo, una struttura in acciaio e vetro che sembra uscita dalle fiabe. All’interno c’era un’esposizione temporanea, collegata al Museo Reina Sofia, di Doris Salcedo. L’artista ha sviluppato in modo molto toccante il problema delle numerose morti nel Mediterraneo, di chi scappa dalla propria terra alla ricerca di una vita dignitosa. Prima di entrare mi hanno fatto indossare delle soprascarpe, sul pavimento (ricoperto da quadrelli di materiale poroso tipo quelli che si usano nei parchi giochi dei bambini) affioravano i nomi di molte vittime scritti con l’acqua. È stato molto toccante e suggestivo, con la luce del sole i nomi sembravano dei diamanti preziosi sul terreno, così effimeri ma nobili.
Proprio accanto al Palazzo di Cristallo si trova il Palazzo Velasquez, anche questo è un distaccamento del Museo Reina Sofia che ospita mostre temporanee. Mi sono presa una lunga pausa di lettura al sole, di fronte ad un laghetto punteggiato da alcune barche a remi che si possono affittare per un piccolo giro.
A questo punto cominciavo ad avere un po’ fame e ho deciso di spostarmi verso la Gran Via per andare a mangiare al Mercato di San Anton. Il posto è colorato e affollato, al primo piano si compra frutta, verdura, carne e pesce e al secondo piano ci sono tanti banchetti che fanno tapas di varia natura. Ho scelto il banco mariscos, dove c’era una ragazza gentile e sorridente che mi ha consigliato una crocchette di jamón serrano, una con il bacalao e una tapas con jamón, tutto buonissimo.
La sera dovevo incontrarmi con i miei amici per cena, l’idea era quella di andare dalle 18.00 alle 20.00 al Museo del Prado, che in quelle ore è gratuito, prima di raggiungere i ragazzi. Ovviamente 3/4 di Madrid aveva avuto la mia stessa idea e la coda praticamente te girava intorno a metà dell’edificio; ho rinunciato e ho fatto un giro al quartiere Lavapiés.
Avevo appuntamento in Puerta del Sol, dove ho fatto la foto di rito all’orso con il corbezzolo, simbolo di Madrid. Con i miei amici dopo una breve passeggiata ci siamo fermati per una birra e delle crocchette di Cecina, una bresaola molto saporita tipica di qui, alla cervecería La Tita Rivera. Poi ci siamo diretti a cena al ristorante Ochenta Grados (in total Spanish mood ci siamo seduti a tavola alle 23 passate) che serve ottime tapas gourmet; consiglio le crocchette di xipirones in su tinta (con aioli suaaaave suaaaave) e l’huevo trufado. È stata una serata piacevole e tranquilla, che si è conclusa con una passeggiata fino all’ostello. Madrid è una città molto vivibile e assolutamente a misura per essere girata a piedi.
Anche stanotte in ostello sarò sola soletta, nella mia camera non è giunto nessuno. Se vado avanti così rischio di avere quasi una camera privata ad un ottimo prezzo, e a non poter considerare di aver davvero vissuto l’ostello!